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Published on: VG

20 Maggio 1940

Auschwitz, Polonia. Incalzati dal dilagare della lotta partigiana nel Governatorato, cioè nei territori occupati della Polonia, i nazisti decisero la creazione di un Lager che potesse ospitare un gran numero di deportati ed una complessa infrastruttura di imprese ed industrie alle quali adibire la manodopera. Questo campo doveva inoltre rendere possibile la effettiva, efficiente e sollecita attuazione della «soluzione finale» del problema ebraico, cioè lo sterminio degli ebrei europei, secondo le indicazioni della conferenza di Wannsee. Nei pressi del villaggio polacco di Oswjecim fu individuato un vasto terreno demaniale che circondava una caserma d’artiglieria in disuso. Questo complesso di 32 edifici poteva costituire il nucleo ideale per l’installazione del Lager. Visti i piani e sentiti i pareri degli esperti, lo stesso Himmler dette l’ordine di costruire un campo della capacità di almeno 100.000 persone, al quale fu dato il nome, in tedesco, di Auschwitz. Nello stesso tempo fu anche deciso di costruirvi uno stabilimento per la produzione di gomma sintetica della IG Farben, che avrebbe assorbito i primi contingenti di deportati. Migliaia di prigionieri russi e polacchi cominciarono ad affluire ad Auschwitz, per contribuire ai lavori, per lavorare a loro volta nelle aziende agricole e nelle fabbriche che sorgevano come funghi intorno al campo. Si trattava di imprese allettate dai bassi costi di produzione, dato che la manodopera era quella pressoché gratuita fornita dal Lager. Poi c’erano i vantaggiosi contratti di appalto, dai quali l’Amministrazione delle SS ritagliava generosamente la propria fetta di guadagno. Il campo principale, in breve, non fu più sufficiente. Accanto ad Auschwitz I sorsero prima Birkenau, cioè Auschwitz II poi Monowitz, ossia Auschwitz III. Ma, oltre a questi Lager, si moltiplicavano, man mano aumentavano le esigenze della produzione, i comandi esterni, permanenti o temporanei.