Mauthausen, Austria. Viene costruito il Lager dipendente (NebenLager) di Gusen, a 4 km da Mauthausen (4.000 prigionieri alla fine dell’anno). È il primo dei 56 sottocampi, distribuiti in tutta l’area industriale adiacente a Vienna e nella regione dell’alta Austria centrale. Impiegano i prigionieri in attività produttiva di tipo bellico (in molti casi con macchinari collocati in gallerie come gli aerei Messerschmidt, per via dei bombardamenti alleati) e nella costruzione delle infrastrutture (gallerie, impianti). Nel marzo 1940 giungono a Mauthausen i primi deportati stranieri (cioè non provenienti da territori del Reich): 448 polacchi. Seguiranno i combattenti repubblicani spagnoli esuli in Francia (invasa dai nazifascisti), circa 8.000 (ne sopravviveranno 1.600), cechi (circa 4000) ed ebrei olandesi (circa 2000). Il gruppo nazionale maggioritario risultò, nel corso degli anni, quello dei polacchi, fra cui molti sacerdoti cattolici. Sempre nel 1940 arrivano anche i primi giovanissimi (tra 13 e 18 anni), in genere familiari dei combattenti repubblicani spagnoli. Tra campo e sottocampi si raggiunge la quota di circa 8.200 prigionieri. Si tratta, come si è visto, prevalentemente di “politici”, destinati a crescere in numero, con l’evoluzione della guerra: scioperanti, resistenti di ogni genere, partigiani, prigionieri di guerra sovietici. In previsione del numero crescente di internati e di un accrescersi della mortalità (dovuta anche alle condizioni particolarmente rigide di disciplina e sfruttamento) il campo fu dotato di un forno crematorio cui se ne aggiungeranno altri due; di crematori si forniranno anche, più avanti, i sottocampi di Gusen (1941), Ebensee (1944) e Melk (1944).