Torino. L’impavido Martini giunge in citta, con le lettere firmate da Cattaneo e l’altra da Manzoni fra gli altri illustri milanesi. Carlo Alberto ha appena sciolto il consiglio dei ministri. Era la sua prima riunione, ma il re, con scarso ossequio alla fresca costituzione, sancisce che decide lui e decide per la guerra. A convincere il “re tentenna” e’ soprattutto sono la piazza e un articolo a firma Camillo Benso di Cavour, che afferma che e’ giunta l’ora suprema per la monarchia sabauda. In realta’ il re non ha niente di pronto e l’esercito e’ in lento trasferimento dalla frontiera francese. Cerca solo una scusa per aprire le ostilita’. Indro Montanelli piu’ di un secolo dopo chiosera’: “Quando mai al lup mancano le scuse per aggredire l’agnello? Il guaio e’ che qui era l’agnello che le cercava per aggredire il lupo”. Il pretesto arriva con la lettera di Martini: Milano e’ stata liberata, e serve l’esercito piemontese.